Alice Munro, è morta l'autrice che ha dato forma ai racconti brevi e alle nostre vite come tante (2024)

Per rispondere ai lettori che chiedevano da quale libro di Alice Munro iniziare quando nel 2013 si era aggiudicata il Premio Nobel per la Letteratura, il New York Times aveva formulato una risposta stupenda. Non c'è nessun ordine temporale o di senso da seguire, non ci sono prerequisiti, come spesso capita nella lettura di autori complessi: «L'unico prerequisito per leggere Munro è aver vissuto». Perché, spiega: «I suoi libri non appartengono agli scaffali alti della libreria, ma nel sedile del passeggero della macchina, nella tote bag che ti porti a fare la spesa». I protagonisti dei suoi libri sono ragazze che prendono il treno regionale, che fanno scherzi, che si amano con normali e famigliarissimi uomini.

Esordiente a 37 anni con Danza delle ombre felici

Dal giorno del suo 14esimo compleanno, Munro inizia a rispondere alla domanda “Che cosa vuoi fare da grande?” con: “La scrittrice”. Capisce qualche tempo dopo che era un desiderio da non pronunciare a voce alta. Va a studiare all'università scrittura e giornalismo con una borsa di studio, era l'unica cosa che sapeva fare dopotutto, e poi a vent'anni si sposa e lascia l'università, trasferendosi a Vancouver col marito che lì apre una libreria. Lei scrive nei ritagli di tempo, mentre i bambini dormono, mentre vanno all'asilo, quando la casa è pulita e si può concedere qualche oretta per chiudersi nella stanza da letto e buttare giù qualche riga. Anche perché per assemblare la sua prima raccolta di racconti ci impiega vent'anni: Danza delle ombre felici (Einaudi) esce quando lei ha trentasette anni. C'è già tutta Alice Munro in quella raccolta di racconti: storie che si dispiegano nelle fattorie e distese rurali dell'Ontario (Canada) e che non raccontano nulla se non le piccole gioie e disperazioni degli esseri umani, soprattutto delle donne, e la loro relazione col tempo, con gli affetti, con le proprie paure e aspirazioni: non raccontano nulla di ché, in realtà, ma forse un po' tutto.

Le protagoniste dei suoi racconti: ragazze, donne

Quando le chiedono conto del motivo per cui ambienta tutte le sue storie nell'Ontario rurale, lei risponde che non lo fa apposta: la prima volta che si è riconosciuta in un racconto è stato leggendo quelli ambientati nelle piccole cittadine dell'America del Sud e lì ha capito che poteva fare lo stesso ovvero scrivere di quello che conosceva meglio: la marginalità, le cose bizzarre. E poi, guarda caso, erano tutte autrici donne. Quando invece le chiedono come mai le sue protagoniste sono quasi sempre donne, dice che lei è una donna, è ovvio che finisca per scrivere di donne. Evasiva, eversiva, con un'idea chiara di quello che stava facendo, illustrando il mondo delle ragazze. «La parola ragazza m'era prima parsa innocente e senza implicazioni, come la parola bambino; adesso pareva che non fosse tale (…) era una definizione, sempre segnata da enfasi, riprovazione, delusione», fa dire a una delle protagoniste della sua raccolta di racconti forse più celebre: **Nemico, amico, amante **(2001). È qui che troviamo uno dei suoi racconti canonici, L'orso attraversò la montagna, che racconta la storia di Fiona, 70 anni, che inizia a non ritrovare più le cose per casa, a perdersi per andare a fare la spesa, finché il marito non la manda in un ospizio, dove, finalmente felice, non trova un nuovo fidanzato. Forse l'aspetto più desolante dell'amore non è la morte oppure il tradimento, ma quando inizia a essere dimenticato.

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Nemico, amico, amante... di Alice Munro

Quell'unico romanzo, La vita delle ragazze e delle donne

Poi c'è stato anche quello che alcuni il passo nell'ignoto: il suo tentativo di emanciparsi dalla forma del racconto ed esplorare quella del romanzo. Porta il nome di La vita delle ragazze e delle donne, ma non è di per sé realmente un romanzo, quanto più una raccolta di storie connesse tra di loro. Già dalla prima frase premette di raccontare la storia di una bambina che cresce nella fattoria di volpi del papà nell'Ontario rurale degli anni 40, esattamente come Alice Munro, ma lei frena subito chiunque direzioni la definizione del libro nel territorio del memoir, dicendo: «È autobiografico nella forma ma non nei fatti». Esplora che cos'è una vita normale che ci si aspetta da una ragazzina che cresce in mezzo al nulla e il tentativo della sua protagonista di rifuggirne, come abbiamo fatto sopravvivendo all'incubo dell'adolescenza.

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La vita delle ragazze e delle donne di Alice Munro

L'ultima raccolta di racconti, Uscirne vivi, e poi il Premio Nobel

Poi nel 2013 vince inaspettatamente il Premio Nobel per la letteratura, riservato solitamente a chi scrive romanzi. Infatti quando l'ha ricevuto aveva detto che sperava che la sua vittoria servisse a rivalutare la potenza di un racconto, che non è semplicemente la storia scritta da qualcuno che non riesce a comporre un romanzo. Qualche mese prima di questo annuncio, di cui lei non sospettava assolutamente nulla, aveva detto che avrebbe smesso di scrivere. E così è stato. L'ultima raccolta che ha pubblicato era uscita l'anno prima, si chiamava **Uscirne vivi **(Einaudi, 2012) ed erano sempre storie preannunciate di partenze e nuovi inizi, incidenti e pericoli, di ritorni a casa che illustravano quanto può essere straordinaria una vita come tante.

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Uscirne vivi di Alice Munro

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